La ‘cantina’, luogo di incontro e socializzazione
Una piccola osteria voluta e gestita dalla sinistra antagonista
Tante erano le idee all’interno del movimento della sinistra antagonista. Tra le altre, si pensò a un luogo nel quale trascorrere ore tranquille tra due brasciole (involtini di carne al ragù) e un bicchiere di vino: una piccola osteria con piatti tipici a basso costo. Ci si diede immediatamente da fare per trovare un locale adatto allo scopo e il cui fitto, ovviamente, fosse alla nostra portata. lo si trovò in un vicoletto (più che altro una rientranza), della città vecchia di Ostuni in via Clemente, a poca distanza dal bottice nei pressi di Porta nova.
I lavori iniziarono pressappoco nella primavera del 1979: ci improvvisammo muratori, imbianchini e quant’altro e la ‘cantina’ fu aperta verso la fine dell’anno.
Si decise di chiamarla ‘Osteria del tempo perso’, dal nome di un omonimo locale di Bologna.
La ‘cantina’ era formata da due locali: una sala e una piccola cucina.
Nella sala c’era un unico lungo tavolo, anche a sottolineare il principio della socializzazione.
Si mangiava davvero bene e si spendeva pochissimo, così, da lì a poco, la ‘cantina’ divenne un luogo di incontro molto frequentato anche da turisti e persone estranee al movimento. L’attività durò poco più di un anno, soprattutto a causa di un piccolo problema: non avevamo nessuna licenza…
Fu così che un giorno, l’ultimo, venne a farci ‘visita’ la Digos. Erano presenti quattro di noi: due compagni austriaci (senza documenti e all’oscuro della lingua italiana) e due ostunesi, tutti intenti a preparare i piatti per la sera.
Attimi di panico quando chiesero le generalità! Ma alla polizia importava solo che chiudesse quel ‘covo di sovversivi’, non certo la licenza commerciale, nè creare situazioni di forte attrito. Così se ne andarono imponendoci di chiudere. Sarebbero tornati il giorno dopo a controllare e, se avessero trovato ancora aperto, saremmo andati incontro a pesanti sanzioni economiche e penali.
Non c’era la possibilità di opporsi in quanto, dal punto di vista legale, eravamo realmente perseguibili.
Dopo la chiusura, al posto del sapore dei piatti tipici, in bocca ci rimase l’amaro per la fine di quella bellissima esperienza.
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