Centro di Cultura Popolare
Teatro, musica e altre manifestazioni di cultura alternativa
1975. Presso il Cinema Teatro Roma, rare le rappresentazioni teatrali interessanti.
Di solito ‘polpettoni’ indigesti e amorfi imposti nei cartelloni teatrali a Ostuni. Niente, comunque, che rispecchiasse lo spirito di cambiamento radicale proprio di quel periodo.
Dario Fo sarebbe ricomparso in tv solo nel 1977 (per la precisione il 22 aprile alle ore 20.30 su Rai 2 con “Il teatro di Dario Fo”), dopo esserne stato ‘epurato’ in seguito alla Canzonissima del 1962.
Ostuni languiva (e tuttora non brilla di certo…), in uno stato di ipnotica assenza di iniziative culturali (eccezion fatta per il cineforum di cui qualcuno ha ancora memoria).
Si decise allora, di darsi una mossa creando una struttura in cui fare teatro, musica e altro: il Centro di Cultura Popolare.
Ironia della sorte, il locale adatto si trovava proprio a pochi metri dal Cinema Teatro Roma.
Era uno scantinato molto ampio e aveva una particola propensione all’umidità, ma questo per noi, era solo un dettaglio insignificante. Il problema reale era la disastrata condizione in cui giaceva da decenni di abbandono. Mesi e mesi di duro lavoro e alla fine tra il 1975 e gli inizi del ’76, il nostro teatro era pronto!
Il Collettivo Donne in Lotta mise in scena alcuni lavori propri e di Dacia Maraini.
Un gruppo di volenterosi compagni, si cimentò (alcuni dissero con un discreta bravura) con lavori teatrali e musicali, anche di produzione propria. Tuttavia la parte del leone l’ebbero le farse, gli atti unici e le commedie di Dario Fo:
– La Marcolfa;
– Non tutti i ladri vengono per nuocere;
– Chi ruba un piede è fortunato in amore;
– Morte accidentale di un anarchico;
– Non si paga, non si paga!;
– La marijuana della mamma è la più bella.
Il CCP era frequentatissimo. L’entrata era gratuita e chi voleva, poteva dare qualcosa in denaro per le spese di gestione.
A un certo punto, però, dovemmo ricorrere allo stratagemma delle tessere (500 lire per un anno), per imposizione della questura che addusse la solita scusa dell’ordine pubblico.
Nonostante tutto, i tesserati erano diverse centinaia (oltre 700).
Sarà difficile dimenticare quella intensa pagina di cultura.
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