Lotta Continua
Lotta Continua è stata (ma dal 2011 è ritornata in vita come rivista, in attesa che possa ricostruirsi) l’organizzazione rivoluzionaria comunista più importante presente in Italia nel dopoguerra.
La sua nascita, databile nell’autunno del 1969, fu il prodotto e la sintesi delle lotte studentesche del ’67-’68 e delle ribellioni dell’operaio-massa che, nello stesso periodo, connotò in termini antagonisti lo scontro di classe in Italia. Lotta Continua fu il felice risultato dell’incontro de “Il Potere Operaio” di Pisa, del Movimento operai-studenti di Torino e del gruppo di compagni che si riuniscono intorno alla rivista La Classe, pubblicazione dal sottotitolo eloquente, “Giornale delle lotte operaie e studentesche”. E’ appena il caso di ricordare le lotte operaie alla FIAT, alla Pirelli, a Porto Marghera, etc. così come le lotte degli studenti a Milano, Torino, Trento e un po’ in tutta Italia, nelle quali spicca il ruolo di protagonisti di tutti quei compagni che successivamente daranno vita a Lotta Continua, a quella organizzazione cioè che si fa sintesi di queste esigenze e di queste lotte e, nello stesso tempo, le interpreta ad un livello superiore di organizzazione e di proposta politica. LC sarà il prodotto e l’interprete della rottura, la più radicale e rivoluzionaria che il biennio ’67-’68 aveva posto e determinato in alternativa alle organizzazioni storiche della sinistra, ormai ripiegate in uno sterile riformismo all’insegna prima della ricostruzione postbellica e poi di un non meglio specificato “senso di responsabilità”. Da subito questo gruppo rivoluzionario si caratterizzò per un impostazione decisamente movimentista e antileninista, per la quale le masse non avevano nessuna necessità di essere dirette, essendo queste il soggetto autonomo di ogni rivoluzione o cambiamento possibile. Per dirla con le parole di Adriano Sofri, “bisogna essere la testa delle masse” e non come sosteneva Lenin “bisogna porsi alla testa delle masse”. Questa posizione di LC non solo si poneva in palese opposizione con la concezione stalinista e terzinternazionalista del “partito guida”, ma poneva le premesse per una critica radicale dei paesi dell’Est e di tutta la loro fallimentare esperienze. Critica questa che si dispiegò in tutto il corso degli anni di esistenza di LC sempre all’insegna di una cultura antiautoritaria e realmente democratica. Questo profilo fece di LC l’ organizzazione più creativa, innovatrice, antagonista, antiautoritaria e libertaria, per non dire anarchica, tra tutti i gruppi della sinistra rivoluzionaria nati dal terremoto del ’68. Nei primi anni ’70, LC sottolinea, nella sua analisi, come la situazione italiana e il suo apparato istituzionale-capitalistico stia subendo una trasformazione in senso autoritario e fascista (ricordiamo l’analisi del Fanfascismo come elemento caratterizzante di questa situazione con la “candidatura” di Fanfani, nel 1971, alla presidenza della Repubblica); ed è questa la vera minaccia, il vero pericolo, più che i tentavi golpisti dei Servizi Segreti e dei militari italiani, all’ordine del giorno in quelli anni. La risposta non poteva non essere quella dello “scontro generale” con la borghesia e lo Stato. In questa prospettiva si potenziò il Servizio d’Ordine dell’ organizzazione e il tema della violenza proletaria fu all’ordine del giorno nella agenda e nella pratica di questa organizzazione. LC, curò in modo particolare l’intervento nelle fabbriche sul terreno più generale della promozione dello scontro di classe all’insegna dell’autonomia operaia. Non solo. Capillare fu il suo intervento tra gli studenti, così come tra i soldati e nelle caserme (Ricordiamo la rivista promossa da LC, “Proletari in Divisa”), tra i lavoratori delle ferrovie (“Compagno Ferroviere” fu un’altra rivista promossa sempre da LC), nel movimento delle donne e in tutti i settori della società italiana comunque coinvolti nello scontro sociale. Degno di sottolineature fu l’attenzione riservata al mondo carcerario e alle sue lotte, che LC promosse anche “dall’interno”, nel momento in cui suoi militanti, colpiti dalla repressione dello Stato, finivano imprigionati. Ricordiamo la Commissione carceri che iniziò l’intervento negli Istituti di pena all’insegna della parola d’ordine “liberiamo tutti” e la pubblicazione di un bel libro (ultimamente ristampato) che raccoglieva l’esperienza di questo intervento e di queste lotte, “I dannati della terra”. Sul territorio generalmente considerato e nelle città in modo particolare, la politica di LC fu quella sintetizzata nello slogan “riprendiamoci la città”che in quegli anni significò lotta contro il carovita, la lotta per l’autoriduzione delle bollette, per il trasporto gratuito di lavoratori e studenti e, soprattutto, la lotta per la casa con le relative occupazioni. Tra le tante, ricordiamo quella del 5 settembre 1974, a San Basilio, Roma, nel corso della quale viene ucciso dalla Polizia il compagno Fabrizio Ceruso. Così come non possiamo dimenticare l’impegno internazionalista di LC a fianco del popolo vietnamita che lottava contro le politiche aggressive e guerrafondaie degli USA, o la lotta con il popolo cileno in occasione del Colpo di Stato del generale fascista Augusto Pinochet e di tutti quei popoli oppressi in ogni parte del mondo:dalla Palestina al Sud Africa, dagli indiani d’America al dissenso nei paesi dell’Est europeo. All’insegna di queste lotte e di questi interventi trascorre il periodo 1970-1974. Purtroppo il salto di qualità dello scontro sociale in Italia non si verifica, lo sbocco insurrezionale pare allontanarsi in un imprecisato futuro e i timori di un Golpe , sull’onda di quello che è successo in Grecia con il colpo di Stato dei Colonnelli e in Cile con il golpe del ’73, determinano un cambio di rotta politica il LC. Alle elezioni regionali del 1975 dà indicazione di votare per il PCI e , nel 1976, aderisce al cartello elettorale della sinistra rivoluzionaria che si presenta unita alle elezioni politiche del 1976 sotto il simbolo di Democrazia Proletaria. Quale la ragione di questa scelta? Di questa nuova linea politica? Quella, forse illusoria, che un governo delle sinistre avrebbe finito per accogliere le richieste che le masse avanzavano nelle lotte e nello scontro sociale di quegli anni. La delusione fu cocente e dagli esiti altamente problematici:DP raccolse solo 1, 51% dei voti ed elesse 6 rappresentanti, uno di questi, Mimmo Pinto, fu l’unico rappresentante di LC. Questa delusione, o meglio questa sconfitta, si intrecciava pericolosamente con le contraddizioni che attraversavano, senza più alcuna mediazione, tutta l’organizzazione di LC e, per far fronte a questa pericolosa situazione, fu decisa la convocazione di un Congresso Nazionale, il secondo, che si tenne a Rimini i primi giorni del novembre 1976. Purtroppo le varie anime di LC non riuscirono a trovare una mediazione politica e talmente aspra e insanabile fu la frattura, o le fratture, che segnarono l’organizzazione in maniera irreparabile, determinarono la sua esplosione e la consecutiva dissoluzione di LC. Fra tutti i conflitti che segnarono inguaribilmente LC, quello che forse meglio rappresenta questa situazione fu lo scontro tra la componente femminista e quella operaia, tanto lacerante e tanto irricomponibile da porre fine a quella che è stata l’esperienza più bella tra le organizzazioni rivoluzionarie degli anni ’70 in Italia e non solo. Sofri decise di sciogliere l’organizzazione, decretando così il suicidio politico di tutta una esperienza. Una parte dei compagni, insieme ad ex fuoriusciti da Potere Operaio, decidono, nel 1976, di fondare il gruppo comunista combattente Prima Linea. Altri entrarono nell’Autonomia Operaia, altri ancora continuarono il loro impegno, privi di identità d’appartenenza, nelle lotte del movimento del ’77. Il quotidiano , invece, non interruppe le pubblicazioni, diventando l’organo del movimento del ’77 e di tutta quell’area politica di compagni che, pur rimasti orfani dell’organizzazione, continuavano a lottare e a mobilitarsi in quegli anni. Situazione questa che termina definitivamente nel 1982, anno della chiusura del quotidiano. Va ricordato anche il tentativo di un gruppo di compagni, soprattutto milanesi, ma con ramificazioni un po’ in tutta Italia, come anche per es. a Bari, di rifondare LC. Stiamo parlando di Lotta Continua per il Comunismo che, sia come rivista che come organizzazione, sarà attiva nel periodo compreso tra la fine degli anni ’70 e la metà del decennio successivo. A questo proposito, non possiamo non ricordare l’impegno, l’intelligenza e la passione del compagno Angelo Brambilla Pisoni, detto Cespuglio, prematuramente scomparso il 18 Febbraio 1999. Nel 2011 si registra la ripresa delle pubblicazioni del giornale e, chissà, la rifondazione dell’organizzazione in un futuro il più vicino possibile. In generale sono stati i seguenti i punti che hanno caratterizzato l’esperienza di LC come la più importante e innovativa tra le esperienze della sinistra rivoluzionaria in Italia: 1) Innanzitutto il concetto di “lotta generale”. LC nasce nelle lotte e di queste è l’espressione organizzativa e politico-culturale. Momento contemporaneamente di coordinamento e di propulsione del movimento antagonista. Come diceva un compagno a quei tempi, “non è l’organizzazione che crea la lotta, ma è la lotta che crea l’organizzazione. 2) LC, forse inconsapevolmente, comprese, contro qualsiasi pensiero unico, marxismo non escluso, che non esiste un modello teorico, un paradigma unico in grado di cogliere tutta la complessità del reale. Non la coglie il marxismo, non la coglie il pensiero ecologista, neanche il pensiero femminista e nessun pensiero/pratica della liberazione che dir si voglia. Solo una sintesi propulsiva tra pensieri e percorsi-pratiche antagoniste può approssimarci, con strumenti adeguati, a farci cogliere la realtà che vogliamo trasformare. Solo questa sintesi di antagonismi può essere il motore della trasformazione sociale. Il resto è solo illusione narrativa, pensiero pio che mai niente comprenderà e mai e poi mai si incarnerà nella realtà che pretende di trasformare. La pratica del pensiero plurale da parte di LC ha rappresentato la più grande rivoluzione pratico-teorica degli anni 70. Una rivoluzione oserei dire epistemologica oltre che di rinnovato atteggiamento pratico . LC è stata questo tentativo di sintesi tra pensieri e pratiche antagoniste. Sono portato a pensare, così come poco prima evidenziato, che il fallimento di LC e il suo sciogliersi nel movimento, fu dovuto proprio all’incapacità di far sintesi tra queste pratiche rivoluzionarie, tra queste culture antagoniste che vivevano in Lotta Continua. L’esplosione delle varie anime di LC, l’incapacità di produrre una sintesi mediatrice, ne determinò, nel 1976, la fine. Ciononostante, malgrado questa sconfitta, malgrado il non esser riusciti a tenere insieme tutte queste componenti, Lotta Continua era “secoli avanti” in riferimento ad una nuova forma di organizzazione antagonista. Contro la povertà del pensiero unico, la ricchezza creatrice del pensiero plurale come sintesi delle diverse culture antagoniste. E’ appena il caso di ricordare che questa prospettiva è stata recuperata, nel suo aspetto concettuale, solo ultimamente da parte dell’epistemologia più critica e più attenta al rapporto pensiero-realtà. LC lo aveva capito e comunque praticato quasi 50 anni fa. LC è stata un’organizzazione pressoché orizzontale, certamente con un gruppo dirigente, ma che lasciava alla periferia di organizzarsi secondo le indicazioni che le lotte suggerivano. Se pensiamo a come oggi quelle associazioni a delinquere che sono i partirti, sono dirette c’è da vomitare. Zero democrazia, zero analisi, zero tutto. Sono dispoticamente diretti da dei manager che, con il gioco delle tessere spostano interessi come in un disgustoso Risiko e affidano alle più truffaldine regole del marketing la cura dei loro sporchi interessi . I loro incontri sono ormai chiamati kermesse, con tanto di hostess e slide confezionate secondo le più antidemocratiche regole del marketing. L’organizzazione che di LC abbiamo conosciuto, svetta anni luce sulla povertà interessata di questi partiti e di questi personaggi. Da questo punto di vista LC è stata l’idea stessa della politica, cioè di quella pratica che è il fondamento stesso della cittadinanza e, nelle lotte, della trasformazione sociale e della democrazia partecipativa. 3) LC, negli anni ’70, ha rappresentato l’idea e la pratica di un comunismo libertario e ribelle, libero dalle incrostazione della tradizione storica, incarnata nei tristi e obsoleti partiti comunisti europei, PCI compreso. La sua pratica ha ringiovanito e rivitalizzato la storia del comunismo che, purtroppo, contava tanti errori e tanti orrori . La tragedia dei paesi a socialismo reale ne costituiva l’esempio peggiore e drammatico. LC, prendendo le distanza dallo stalinismo, in nome di un comunismo ribelle, sovversivo e libertario diede una prospettiva nuova e una nuova speranza al movimento operaio, ormai agonizzante sulla via di Mosca (e di Praga).